fbpx
Share

Continuiamo la ricerca di percorsi suggestivi ispirati dai film

Veneto

Venezia città romantica per eccellenza, la potremo visitare più lentamente, percorrendo i vicoli e le piazzette, fermandoci sui ponti e assaporando gli attimi senza le folle che normalmente invadono i suoi calli. Tra i moltissimi film girati ne cito uno The Tourist con la misteriosa Angelina Jolie (Elise) e il beffardo Johnny Depp (Frank). Scegliete voi come combinare l’itinerario a vostro piacimento

VENEZIA SANTA LUCIA, LA STAZIONE

Durante la prima scena, Frank arriva a Venezia in treno e si sente perso, quando Elise lo avvicina e gli offre un passaggio sul suo motoscafo.

PALAZZO PISANI MORETTA – HOTEL DANIELI

Elise e Frank raggiungono l’Hotel Danieli, la scritta che ne riporta il nome è bene in vista, ma in realtà l’edificio è quello del Palazzo Pisani Moretta.  Anche la reception è stata ricostruita all’interno del palazzo ma poi magia degli studios… la scala bellissima e unica è proprio quella del vero Danieli! La camera invece torna ad essere all’interno del palazzo dove sono stati ricreati  gli interni della suite del Doge, e da dove si ha una splendida vista sul Canal Grande. Il ponte di Rialto dall’hotel Danieli che si trova in piazza San Marco non si vede!

IL MERCATO DI RIALTO

Frank si trova a scappare sui tetti di Venezia, dall’hotel Danieli (ma abbiamo visto che in realtà non si trova lì) fino a raggiungere la loggia del mercato di Rialto.  Questa scena è stata girata con aggiunte di palazzi e vedute e niente in realtà corrisponde al vero tranne il finale quando Frank salta, vestito ancora con solamente il pigiama, dal terrazzo della loggia, atterrando su una bancarella.

LA COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM

Il ristorate dell’hotel dove Elise e Frank cenano a lume di candela, in realtà è stato allestito su una piattaforma galleggiante, presso la famosissima collezione Peggy Guggenheim. Il museo merita sicuramente una visita.

LA BIBLIOTECA NAZIONALE MARCIANA

L’ufficio della polizia italiana si trova all’interno della bellissima biblioteca marciana, in Piazza San Marco. Puoi riconoscerla facilmente dalla vista sul Palazzo Ducale, alle spalle di Frank.

LA SCUOLA GRANDE DELLA MISERICORDIA

Questo antico edificio non è inserito nei più comuni percorsi turistici, ma merita sicuramente una visita, visti i bellissimi affreschi al suo interno. Nel film, la scena che viene girata qui è quella della festa da ballo. Per vedere come sono stati trasformati gli spazi durante le riprese https://youtu.be/JDaFjpFH0TU

L’ARSENALE DI VENEZIA

Il cuore del potere navale veneziano si trovava qui, nell’arsenale, che nel film rappresenta il quartier generale dell’Interpol. All’interno delle sue mura i veneziani costruivano, in gran segreto, navi invincibili. Durante il tuo soggiorno, ti consigliamo di fare un salto al museo navale che si trova qui.

Fondaco dei Turchi – Museo di Scienza Naturale

Espressione dello stile bizantino del XXII secolo, la sua magnifica ed imponente facciata, rivestita di marmi e completamente decorata, si presenta al piano terra con un porticato di 10 arcate che consentivano l’attracco delle imbarcazioni; al piano superiore con una splendida loggia di 18 arcate dietro le quali si cela il salone principale; due torrette laterali, tipiche costruzioni del Veneto del ‘200, incorniciano il tutto chiuso da una merlatura di coronamento. La scalinata sul fronte principale è visibile solo quando la marea della laguna è molto bassa e la lascia affiorare tra il porticato invaso dall’acqua.


Il fondaco è un edificio medioevale che nelle città di mare fungeva oltre che da magazzino anche da alloggio per i mercanti stranieri che quindi mostravano le loro merci e le vendevano… una sorta di showroom per intenderci.

Gli affari si svolgevano alla presenza di speciali mediatori che assistevano alle contrattazioni per ovviare alle difficoltà linguistiche e inoltre redigevano i contratti. Vi immaginate la bellezza delle sete preziose, i profumi delle spezie e i tappeti ricamati?
Finito il commercio con l’oriente il fondaco fu abbandonato e fino al 1862 rimase in uno stato di completo abbandono. In quell’anno si iniziò il restauro ma senza i materiali preziosi di un tempo e così oggi il palazzo è una copia cupa della bellezza di un tempo
Oggi è sede del Museo Civico di Storia Naturale
Lasciatevi suggestionare da questo edificio senza tempo, sospeso tra antico e moderno, che nel film è stato usato come esterno del palazzo dove si svolge il ballo.

Da assaggiare: Tra le attività tipiche della laguna di Venezia ve n’è una in grado di ritagliarsi un posto davvero speciale in quanto unica in Italia e forse nel mondo, per questo tutelata da un Presidio Slow Food: si tratta della raccolta delle moleche, un’attività molto articolata a metà strada fra la pesca e l’allevamento estensivo. Le moleche sono i granchi in fase di muta, quando perdono il loro rivestimento (carapace) presentandosi appunto teneri e molli: ciò accade durante i mesi primaverili (aprile-maggio) e autunnali (ottobre-novembre). L’attività di raccolta segue i ritmi stagionali di crescita dei crostacei. Durante i periodi primaverili e autunnali, i granchi sono catturati con apposite reti posizionate nei bassi fondali lagunari. Segue quindi la fase di cernita, durante la quale vengono accuratamente separati i granchi ”spiantani”, cioè quelli prossimi alla muta nel giro di alcuni giorni, da quelli ”boni”, pronti alla muta nell’arco di poche settimane, e infine dai ”matti”, i quali non muteranno più fino alla stagione di raccolta successiva e che vengono perciò ributtati in mare. Gli spiantani e i boni vengono tenuti separati e sistemati in appositi contenitori detti ”vieri”, formati da assi di legno distanziate per permettere il passaggio dell’acqua. A questo i vieri vengono nuovamente calati in acqua, nei bassi fondali sabbiosi o in prossimità dei canali; successivamente vengono quotidianamente riportati in superficie per prelevare le moleche, effettuare le operazioni di pulizia e trasferire infine i boni perché diventino a loro volta spiantani.

e… bacari, cicchetti e un’ombra   Piazza San Marco è stata sede di mercati e attività commerciali sin da tempi memorabili. Tra una compravendita e l’altra non mancava un sorso di buon vino e per mantenerlo sempre al fresco i mescitori si spostavano seguendo l’ombra del campanile ed ecco che ancora oggi i veneziani chiedono un’ombra da sorseggiare mangiando i famosi cicchetti. Il termine cicchetto deriva dal latino ciccus che significa piccola quantità. Ogni bàcaro, locale spesso piccolino con travi e banconi in legno,  che si rispetti,  ha una vetrina nella quale sono esposti i cicchetti della casa che possono essere a base di carne, salumi e formaggi, oppure pesce. Tra i più tipici ed apprezzati è d’obbligo citare le famosissime polpette di carne, il baccalà mantecato, le sarde in saor, le alici marinate o fritte e i polpetti affogati.

Friuli Venezia Giulia

The Space between

Duino, Gemona, Cividale, Tricesimo e Udine, di giorno e di notte, con il suono delle campane: luoghi bellissimi visti attraverso la lente della regista. Posti che, spesso, dimentichiamo di avere la fortuna di abitare e di poter visitare.

Il film di Ruth dice tanto della sua persona e ancora di più del legame con le sue radici, una connessione destinata a proseguire con il prossimo progetto cinematografico.

Emozionante la citazione delle “Elegie Duinesi” da parte dell’attore Lino Guanciale, già visto in “La porta rossa”, serie televisiva ambientata sempre in Friuli Venezia Giulia (a Trieste).

Il nostro itinerario parte da Udine, città di una bellezza elegante e riservata, si vive in un’atmosfera conviviale ma anche un po’ austera. E’ la città del Tiepolo, del quale sono conservati i meravigliosi affreschi che possiamo ammirare al museo diocesano nel palazzo patriarcale. Tre borghi che meritano una visita nelle vicinanze: Mortegliano, dove si può vedere il campanile più alto d’Italia, Fagagna, con il bellissimo castello del 1200, nota per il formaggio omonimo ma soprattutto per la produzione del Picolit, un vino prezioso,  un passito dolce unico e che vi consiglio di assaggiare e comprare. Un tempo era coltivato in tutto il Friuli, oggi invece permane solo sui colli udinesi e goriziani a causa della sua scarsa produttività, la vite produce infatti pochissimi e radi acini, circa 10-15 acini per grappolo, per una produzione annua di circa 500 ettolitri. Poco distante da Fagagna vi segnalo l’Oasi dei Quadris di interesse naturalistico per la colonia di cicogne bianche che è la più grande d’Europa. Il terzo borgo è Tricesimo dove ritroviamo le vecchie tradizioni e le atmosfere del Medioevo ad ogni angolo.

Continuiamo il nostro percorso verso i vigneti del Collio Friulano con la visita di Cividale del Friuli, sito dell’Unesco per l’arte longobarda presente, con una sosta al ponte del Diavolo.

Le colline al confine con la Slovenia sono votate a vigneti da secoli e nel territorio si trovano borghi che sembrano essere sospesi nel tempo, come Gradisca d’Isonzo.

Di qui scendiamo verso il mare e arriviamo a Duino, dove il castello sull’acqua sembra uscito da una fiaba specie se lo vedrete al tramonto.

L’itinerario del film non prevede Trieste ma siete così vicini che non fermarvi sarebbe illogico. La piazza sul mare, piazza unità d’Italia, è famosa e imponente. La città è imperiale nel suo aspetto, gli edifici segnano e squadrano le vie e le danno un aspetto regale. Potete girarla abbandonandovi all’estro del momento oppure seguendo degli itinerari creati seguendo i movimenti di artisti che hanno vissuto in città, uno tra tutti Joyce che visse a Trieste per oltre 10 anni e che qui terminò Gente di Dublino, scrisse Ritratto dell’artista da giovane e concepì e iniziò il suo romanzo più famoso, l’Ulisse.

Si riparte verso nord verso Spilimbergo, borgo di antiche origini, ebbe grande splendore nel Medioevo e nel Rinascimento. Spilimbergo conserva ancora oggi l’impianto urbano dell’epoca, con strade porticate, vicoli e piazzette, palazzi affrescati e innumerevoli opere d’arte nelle chiese. La città è anche conosciuta come la “Città del mosaico” grazie all’attività di una scuola unica al mondo nel suo genere, nata nel 1922. E’ possibile non solo ammirare le lavorazioni e i manufatti nel museo ma anche vedere all’opera gli artigiani e apprezzare sin dall’inizio la preparazione e l’esecuzione dei mosaici.

Non può mancare una sosta gastronomica nel regno del prosciutto crudo, a San Daniele, dove l’acqua del Tagliamento e l’area geografica danno vita ad una produzione di prosciutti dal sapore unico. San Daniele è famosa inoltre per la Biblioteca Guarnieriana  con più di 120000 testi antichi e per la chiesa di Sant’Antonio Abate, soprannominata la Sistina del Friuli

Prima di ritornare a Udine meritano una visita, Venzone e Gemona, borghi medioevali gravemente colpiti dal sisma del 1976 che sono stati ricostruiti usando la tecnica della ricollocazione originale delle pietre.

 

Trentino

La prima neve

“La prima neve” è la storia dell’incontro tra un ragazzo di undici anni, Michele, interpretato dal giovane attore mocheno Matteo Marchel, all’esordio sul grande schermo, e un uomo togolese, Dani, al quale ha dato volto e voce l’attore Jean Christoff Folly, in fuga dalla guerra libica e ospitato in un centro di accoglienza. Al loro fianco hanno lavorato altri famosi attori come Giuseppe Battiston e Anita Caprioli.

La città di Pergine Valsugana e l’incontaminata Val dei Mocheni, isola linguistica germanofona con i suoi bellissimi boschi e paesaggi naturali, sono le location che hanno fatto da sfondo alle scene del film, prodotto da Francesco Bonsembiante e Marco Paolini.

Scopri gli itinerari che ripercorrono le scene clou del film.

Le escursioni citate sono segnalate da sentieri escursionistici, la cartina mostra la distanza a piedi.

Scorci caratteristici ed intimi quelli di Palù del Fersina scelti per le riprese de La prima neve.

Partendo dalla piazza ci si può concedere una passeggiata che conduce all’antica chiesetta, le cui origini risalgono al 1400, che custodisce un caratteristico altare in legno, impreziosito da intarsi e decori nel 1700. Una perla che condensa storia ed arte, protagonista di molte inquadrature.

La passeggiata prosegue in direzione del bosco. In località Stelder si trova quella che nel film era chiamata “casetta”, rudimentale costruzione di pietra e punto di ritrovo del giovane protagonista e dei suoi amici. Se vogliamo trasformare la passeggiata in un’escursione più impegnativa ci addentriamo nella vegetazione e raggiungiamo il bosco Pichl, a quota 1700, angolo di verde che nella pellicola ospita scorribande e le piccole, grandi avventure di Michele e dei suoi amici.

Si tratta di una delle poche foreste di larice in questa zona del Trentino. Continuiamo a salire in altezza ed ecco che a quota 2.037 ci attende la Cima di Sopra Cunella, che offre una vista incantevole sulla Val dei Mocheni e sull’Alta Valsugana ed è caratterizzata da una grande prateria che la rende adatta al pascolo caprino. Ed è proprio qui che è ambientata una delle scene più delicate del film, quando Michele e Dani rendono omaggio al luogo in cui ha perso la vita il padre del ragazzo.

Trenta metri di altezza e duecento anni di storia: è l’identikit del “faggio del mas dei boci”. Ci troviamo a Sant’Orsola, nella Valle dei Mocheni, un angolo di Trentino conosciuto per il gusto e la salubrità dei piccoli frutti che qui vengono prodotti, i cui boschi hanno ospitato numerose scene del film nelle quali “Il grande faggio” svetta in tutta la sua imponenza.

Uno specchio d’acqua incastonato nel verde. Fra le bellezze naturalistiche che possiamo ammirare nel film c’è anche il lago di Restel. Si trova a Pergine, nella frazione Serso, ed è raggiungibile percorrendo un comodo sentiero.
Rimanendo nei paraggi, meritano sicuramente una visita il centro storico di Pergine con Via Maier, contrada dal sapore rinascimentale, e il Castello di Pergine, di origine longobarda, che domina la valle.

L’itinerario in auto può partire da Trento con una fermata a Pergine di 2 giorni per fare le passeggiate sopra descritte e poi proseguire verso la Val di Fiemme passando per Segonzano e la Val di Fassa arrivando in Val Badia, regno degli escursionisti con più di 400 km di sentieri molti dei quali anche adatti ai percorsi in bici, fino ad arrivare a Vipiteno e Bressanone, due bellissimi borghi medioevali pieni storia e fascino. potrete provare una cucina antica ma anche assaggiare le nuove specialità che combinano i sapori montani ai frutti che crescono in queste valli.

Ultima tappa Bolzano, potete iniziare il vostro percorso pedonale da piazza Walther, il salotto buono della città, intitolata a Walther von der Vogelweide la cui statua di trova al centro della piazza.

Tutta la piazza è circondata da bellissimi ed eleganti caffè, ed è sede in inverno dell’importante mercatino di Natale. su uno dei lati della piazza vedrete il Duomo e poco più avanti, oltre la via Posta, merita una visita la Chiesa dei Domenicani. Qui pochi sanno che si nasconde una piccola cappella degli Scrovegni di Bolzano. Ebbene si, a fianco del coro, la cappella di San Giovanni è decorata da affreschi di scuola giottesca, Poi ritornate verso piazza Walther e raggiungete la piazza del Grano dove spicca la casa della Pesa, così chiamata perchè fino al 1780 vi si trovava la pesa pubblica; sulla facciata si vedono resti di affreschi seicenteschi e anche la via dei portici dove fare un po’ di shopping

Piazza delle Erbe, cinta da caratteristici palazzetti, il luogo del mercato della frutta con bancarelle permanenti che espongono in bell’ordine frutta ortaggi, speck e salumi, formaggi, pane e fiori. La piazza delle Erbe fu realizzata nel Duecento interrando il fossato che circondava le mura. Proseguendo si arriva   alla gotica chiesa dei Francescani, con un grazioso chiostro trecentesco su colonnine.

il Museo Archeologico dell’Alto Adige, meta ogni anno di migliaia di visitatori che arrivano da tutto il mondo per vedere Otzi, la più antica mummia naturale mai ritrovata, scoperta nel 1991 sul ghiacciaio del Similaun in Val Senales.

Potete continuare la passeggiata lungo l’elegante via Argentieri e un anche un po’ per via dei Bottai, l’antico ingresso in città per chi proveniva dalla Valle Isarco e dunque affollata di locande e osterie con le elaborate insegne in ferro battuto.

Lasciatevi un po’ di tempo per la visita a Castel Roncolo

Dal lungo Talvera parte la passeggiata che conduce al castello in circa 40 minuti. Il percorso segue il corso del fiume e lo attraversa alla fine della valle con un ponte, poi ancora qualche minuto di cammino e si arriva ai piedi del castello. Un ripido sentiero conduce alla biglietteria dove ogni pomeriggio (da marzo a novembre) si può prendere parte ad una visita guidata con un piccolo supplemento sul prezzo d’ingresso.

Castel Roncolo è anche chiamato il maniero illustrato per la quantità e qualità di affreschi presenti all’interno delle sue sale.

Se non si vuole fare la passeggiata a piedi c’è un servizio di navetta che conduce dal centro città al castello.

Emilia-Romagna

L’itinerario storico paesaggistico tra i castelli del ducato di Parma e Piacenza

Il film che è stato in parte girato qui è Lady Hawke e tra le locations usate troviamo il castello di Torrechiara e la Rocca di Castell’Arquato, uno dei borghi medioevali meglio conservati nel nord d’Italia.

Partendo da Parma, visiteremo il Duomo, il Battistero e il Palazzo della Pilotta con al suo interno il teatro Farnese che merita sicuramente una visita. La terra parmense è nota per le sue prelibatezze agro-alimentari e quindi suggerisco di prevedere delle soste nelle aziende produttrici di parmigiano reggiano, prosciutto crudo e culatello. Non esiste itinerario italiano che non preveda delle eccellenze culinarie da assaggiare e non è un caso se a Colorno ha sede la Scuola Internazionale di Cucina Italiana, l’università degli chef,  nella magnifica reggia dei Farnese. Un luogo incantevole e regale, assolutamente magico per ospitare i futuri chef italiani.

La reggia di Colorno è soprannominata la Versailles italiana, per la maestosità del palazzo e per i suoi magnifici giardini.

Un castello, specie quelli fiabeschi, non è veramente tale senza il fossato e i ponti levatoi… ed eccoci quindi a Fontanellato dove potrete ammirare tra l’altro un raro esempio di camera ottica.

Arriviamo quindi a Torrechiara e l’atmosfera romantica mista al mistero vi pervaderà da subito. Il castello è stato set cinematografico del film Lady Hawke e l’entrata con il ponte levatoio ve lo farà tornare a mente. Torrechiara, però, non fa solo da sfondo ad un amore cinematografico ma è stato protagonista di un amore vero e pieno di passione, quello tra il conte Pier Maria Rossi e Bianca Pellegrini. Entrambi sposati, si conobbero e non si lasciarono più e a suggello di quell’amore il conte, che era anche un raffinato e colto umanista e intellettuale, amante della musica e della poesia, fece costruire il castello di Torrechiara dove gli amanti continuarono a vivere la loro storia d’amore fino alla loro morte. Entrare nella loro camera da letto, la Camera d’Oro, ci rimanda all’incanto perfetto di quel grande amore.

La Rocca Sanvitale di Sala Baganza era la residenza di caccia dei Farnese e Borbone e i magnifici giardini settecenteschi sono ancora cinti da mura che ne esaltano il prestigio.

Arriviamo, quindi, al castello di Vigoleno, passando per Fidenza, per visitare il duomo e l’abbazia di Chiaravalle, per ammirare il chiostro gotico.

Vigoleno è un piccolo borgo che ancora risveglia atmosfere del passato, Il castello, la fontana e la chiesa sono perfettamente conservati e una visita vi farà ripercorrere le vicende di questo pittoresco villaggio.

Abbiamo lasciato per ultimo Castel Arquato, uno dei borghi meglio conservati di tutta l’Italia settentrionale a anche solo passeggiare per le strade acciottolate del borgo per arrivare alla Rocca vi farà fare un salto indietro nel tempo.

L’itinerario si conclude a Piacenza, con il suo bel centro storico, il Duomo “bicolore”,  la “Stra Drita” che porta a piazza dei  Cavalli, con le due statue equestri che dal 400 fanno da guardia al palazzo incompiuto Gotico.

Mentre girerete per castelli non potranno mancare soste gastronomiche e una visita ad un’acetaia, la più antica l’Acetaia Giusti custodisce orgogliosamente nei suoi solai la più vasta collezione di botti storiche: 600 botti del 1700 e 1800 tuttora in attività. Più antica è la botte, migliore sarà il prodotto che si otterrà, poiché questa rilascerà sempre meglio le essenze del legno e gli aromi balsamici che negli anni vi hanno soggiornato. L’aceto balsamico è un mix perfetto tra le uve scelte, le botti usate e l’invecchiamento. 

Vi ricordo sempre che per ogni itinerario abbiamo pronti i percorsi in bici, a piedi, in auto o in moto e anche in molti casi in barca, con houseboat o con soste organizzate.

manuela@theglobetailor.com

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Close