Il nostro viaggio attraverso le 20 regioni italiane volge al termine.
Ecco le ultime 4: Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia
Puglia
La Puglia con il suo mare da cartolina, le cittadine che si stagliano nel cielo blu con le loro facciate bianche, i caratteristici trulli, le città storiche, l’architettura barocca, le tradizioni millenarie, può vantare un patrimonio di inestimabile valore
Molte le produzioni cinematografiche italiane e straniere che negli ultimi anni hanno scelto di girare qui i propri film. Odio l’estate di Aldo Giovanni e Giacomo
Si intitola “Odio l’estate” l’ultimo film di Aldo, Giovanni e Giacomo. La pellicola è stata girata quasi interamente in Puglia e rende omaggio ad alcune delle sue località più belle, alle città d’arte e alle bellezze naturalistiche disseminate nel territorio.
Bari, con il suo centro storico che ancora oggi testimonia il passato medievale della città, e Lecce, unica per la sua architettura a dir poco magica; e poi il castello di Otranto e al suo romantico lungomare e Santa Cesarea Terme, una delle località turistiche più frequentate della regione, con la sua scogliera a picco sul mare: scelta per il suo rinomato stabilimento termale, ma anche per i suoi tratti orientaleggianti che la rendono un luogo davvero suggestivo.
La troupe di “Odio l’estate” ha toccato anche Ugento, un piccolo borgo messapico in stile barocco, e Ginosa, nata da un insediamento rupestre scavato nelle grotte di tufo.
Ma la Puglia non è solo storia e arte. Per questo la pellicola ha indugiato spesso sulle meraviglie della natura salentina. Dalla vegetazione rigogliosa che circonda i laghi di Alimini, alle acque cristalline di Castellaneta Marina, passando per gli uliveti di San Pancrazio Salentino che si estendono a perdita d’occhio.
il film ‘Si vive una volta sola’ di Carlo Verdone tocca quasi gli stessi luoghi ma facciamo tappa anche a Polignano, un dipinto di rara bellezza, Monopoli, Conversano, Porto Badisco, Serrano e Castro
Il viaggio, quindi, potrebbe svilupparsi con un itinerario che inizia a Bari, per poi scendere lungo la costa adriatica fino a Castro, toccando tutte le località segnalate, spostandosi poi sulla costa ionica per risalire verso Taranto, Castellaneta e Ginosa per concludersi nuovamente a Bari
Minimo notti per completare il percorso: 8 (2 bari, 2 Lecce, 3 Otranto 1 Castellaneta)
E’ possibile creare mini itinerari per ogni località e itinerari enogastronomici ad hoc in modo da concedersi più tempo per ammirare e gustare il territorio in modo più lento.
Un viaggio in Puglia si può dire completo solo se si soddisfa anche l’aspetto gastronomico accompagnandolo da un buon vino. E allora… le orecchiette con le cime di rapa, il pane di Altamura, il canestrato pugliese dop, la burrata di Andria, le bombette di maiale, i torcinelli di interiora, gli gnummareddi di agnello il purè di fave con la cicoria ripassata, le cozze gratinate e la pasta patate e cozze e non dimentichiamoci dei dolci: le pettole, i pasticciotti, le cartellate, i bocconotti e gli occhi di Santa Lucia. Le case vinicole producono vini eccellenti: Aglianico del Vulture, Salice Salentino, Negramaro, Primitivo di Manduria e anche piccole produzioni locali.
Non mi resta che augurarvi buon viaggio!
Basilicata
Un viaggio in Basilicata è un viaggio che porta inevitabilmente a scoprire una terra dalla storia millenaria. Tutto dalle gravine, ai sassi di tufo riporta indietro nel tempo; si passa da piccoli paesi fino ad arrivare a Matera, città unica, riconoscibile, oggi amatissima ma un tempo disprezzata, oggi piena di turisti e un tempo evitata.
Cito due Film da cui prendere spunto per un itinerario lucano che vi emozionerà:
Matera nel film la Passione di Cristo e il Basilicata coast to coast di Rocco Papaleo.
Matera, città europea della cultura 2019 e dal 1993 Patrimonio Mondiale dell’Umanità, custodisce testimonianze di insediamenti umani a partire dal paleolitico e senza interruzioni fino ai nostri giorni. E’ la città dei Sassi, il nucleo urbano originario, sviluppatosi a partire dalle grotte naturali scavate nella roccia e successivamente modellate in strutture sempre più complesse all’interno di due grandi anfiteatri naturali che sono il Sasso Caveoso e il Sasso Barisano. Oggi i Sassi di Matera dal punto di vista architettonico presentano una serie incredibile di elementi che si sono stratificati nel tempo, dai complessi rupestri scavati dall’uomo, alle chiese rupestri, aree di sepoltura, che si alternano continuamente con fabbricati di tutte le diverse ere: medioevo, rinascimento, barocco fino all’epoca moderna. Il visitatore troverà in continuità grotte, ipogei, palazzotti, chiese, vicinati, scalinate, ballatoi, giardini e orti tutti incastonati l’uno nell’altro a formare un luogo unico e magico.
Passeggiando lungo l’asse principale che collega i due rioni Sassi via Bruno Buozzi, via Madonna delle Virtù e via D’Addozio è possibile attraversare questo paesaggio e ammirare nello stesso tempo quello del versante opposto del Parco della Murgia Materana. E’ possibile salire e scendere dai numerosissimi vicoli che si alternano tra gli edifici e trovarsi in angoli sempre diversi e sorprendenti.
Seguitemi nella visita delle location usate nel film di Mel Gibson
Per comodità partiamo dalla piazza centrale Vittorio Veneto dalla quale possiamo iniziare la nostra passeggiata nei sassi. Vi accorgerete che seguire l’itinerario è pressocchè impossibile visto che vi verrà voglia di perdervi tra scalinate, tetti e viottoli, quindi vi cito solo alcune ambientazioni: Vico Solitario e il complesso di Santa Lucia alle Malve usato per le scene al mercato e per le abitazioni di Gerusalemme, la Porta di Gerusalemme è Porta Pistola, L’ultima Cena e dove Gesù lavò i piedi agli apostoli li ritroverete al complesso rupestre di Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci, il tragitto che porta al luogo dell’esecuzione di Gesù con un po’ di immaginazione è lungo tutto il luogo più antico della città, la Civita, lungo via Muro e verso la Cattedrale.
Per ritrovare gli scenari dell’infanzia di Gesù dobbiamo prendere la macchina e andare dall’altro lato della Gravina (per i più temerari c’è il ponte tibetano) arriviamo alla Masseria Radogna e infine a poca distanza a piedi troverete il Belvedere di Murgia Timone scenario naturale che ha reso iconica la scena della morte di Gesù e del discorso del Monte, un sito pazzesco che unisce l’antica città con la natura circostante.
Uscendo dalla città per collegarci all’itinerario Basilicata Coast to Coast ci fermiamo a Craco dove Mel Gibson ha girato la scena finale del suicidio di Giuda. Per dirla con le parole di Rocco Papaleo visto che “Craco è stata abbandonata in seguito a una frana accentuata dalla costruzione di una nuova rete fognaria si può dire che non ha retto la modernità. A me piace pensare che l’abbia rifiutata”. Con queste parole Nicola Palmieri alias Rocco Papaleo ci racconta la storia di Craco. Evacuato nel 1963 oggi è un paese fantasma ma, allo stesso tempo, un luogo davvero suggestivo.
Il film diretto da Rocco Papaleo è un omaggio alla sua terra, alla cultura e al cibo, un viaggio che parte da Maratea e che arriva a Scanzano Jonico. Noi lo faremo a ritroso e le ultime tre tappe Scanzano, Policoro e Tursi le visiteremo subito dopo aver visto Craco.
Scanzano Jonico e Policoro, lunghe spiagge sabbiose e acque purissime, tanto pulite che anche le tartarughe hanno scelto il litorale per deporre le uova. Policoro contende a Metaponto il primato di meta turistica più frequentata della costa ionica lucana. La cittadina sorge ai margini dell’antica Heraclea, antico centro della Magna Grecia. Per visitare i reperti dell’area, basta varcare l’ingresso del locale Museo Archeologico della Siritide. Tursi, pare che fu fondato dai Goti. Il suo centro storico è senza dubbio medievale, avviluppato attorno ai resti del castello risalente al V secolo d.C.
Aliano e Guardia Perticara
Aliano sorge su un colle d’argilla, a guardia della Val d’Agri e del torrente Sauro. Avete mai letto Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi? La storia di Aliano (Gagliano nel libro) è legata a filo doppio al romanzo e al suo autore, che proprio qui trascorse parte del suo periodo di confino. Nei vicoli del paese troverete impresse alcune frasi-chiave del libro e non faticherete a riconoscere i luoghi raccontati da Levi. In Via Cisterna potete visitare il piccolo Museo Storico “Carlo Levi”, con disegni, lettere e documenti dello scrittore. Il paesaggio di Aliano è quello tipico dei calanchi disegnati da fiumi e torrenti. Ad Aliano (MT) il gruppo rende omaggio a Carlo Levi sulla terrazza dove visse durante l’esilio
Guardia Perticara è il paese delle case in pietra, nonché uno dei Borghi più Belli d’Italia. Seguite le piccole scale che s’arrampicano fra i vicoli, fin sul castello del paese, di cui restano, ahinoi, solo qualche cinta muraria e qualche rudere. La salita non è vana, però: dall’alto, la vista sulla valle del Sauro è magnifica. Sosta golosa? Entrate in un’osteria del paese e ordinate un piatto di ferricelli, i fusilli tipici della cucina contadina fatti con acqua, sale e farina e tirati con un ferretto: accompagnati dal sugo di carne, sono semplicemente squisiti. Il lago del Pertusillo è un lago artificiale costruito tra 1957 e 1962. Nel film viene menzionata la diga del Pertusillo alta quasi 100 metri. Il paesaggio, sia dal vivo sia nel film, è davvero suggestivo. Negli anni la presenza del lago ha contribuito alla nascita di un ecosistema naturalisticamente interessante, difeso anche da WWF
A Viggiano la cosa più importate è la Madonna Nera, che infatti viene mostrata anche nel film. Nella sequenza girata a Viggiano, Rocco Santamaria, interpretato da Alessandro Gassmann, chiacchiera con un ragazzino durante la processione della Madonna Nera. Quando racconta del viaggio a piedi che il gruppo sta facendo il ragazzino lo paragona alla processione, ad un viaggio quasi mistico.
E si prosegue verso Tremutola, la “ricca d’acqua”. Un nome che ricorda che un tempo, il luogo dove sorge ora Tramutola, era paludoso e nel tempo è sempre stato luogo ricco di sorgenti e fontane, molte delle quali sono in ferro battuto, frutto del lavoro di artigiani locali. A mantenere saldo il ponte tra passato e presente a Tramutola è l’antico lavatoio cittadino in pietra, quello presso il quale si recavano le donne del paese per fare il bucato, delimitato da una fontana in pietra e un vecchio mulino, set di una delle scene del film
Proprio nella piazzetta, in cui da sempre sgorgano le acque dell’antico lavatoio, si svolge l’allegra festa a base di cocomeri e balli al ritmo di tarantella che coinvolge i tanti figuranti e le ragazze del paese ricordate da Papaleo come “le ragazze più belle della regione”.
Ed eccoci a Laurìa, città natale di Rocco Papaleo, il centro lucano più grande del versante tirrenico, fondato nel 400 a.C. da una colonia di cretesi. Il paese è diviso in due rioni, il superiore (Castello), e l’inferiore (Borgo). Con le casette strette le une alle altre, aggrappate tenacemente alla montagna, Lauria vi offrirà scorci pittoreschi a volontà. La caratteristica del posto sono i dialetti diversi parlati dalla parte alta e quella bassa della cittadina. Una discrepanza linguistica nata da una separazione della città in due rioni già nel Medioevo.
Qui i musicisti viandanti vengono sorpresi dalla loro scettica accompagnatrice, la giornalista Tropea Limongi, mentre fanno la doccia all’aperto nudi nei pressi della vecchia stazione di Lauria lungo la linea ferroviaria dismessa delle FCL Lagonegro-Spezzano Albanese (sulla SS19). Lauria, come racconta Salvatore, è famosa per l’acqua: quella usata per la doccia è stata riempita da Nicola e Salvatore presso la sorgente di Fiumicello, in contrada Santa Maria.
Continuando il viaggio verso Maratea si arriva a Trecchina, un piccolissimo paese a soli 10 km da Maratea. Le viuzze strette e i ruderi del castello cinquecentesco la contraddistinguono. Si distingue però anche dal punto di vista culinario: infatti è qui che viene preparato il pane di Trecchina. Un vero fiore all’occhiello della cucina lucana. In questo paese viene ambientata una scena del film che vede i protagonisti alle prese con la polizia municipale. Trecchina è avvolta da giganteschi castagni e il cuore del paese è Piazza del Popolo, ornata di giardini lussureggianti, aiuole fiorite e dalla facciata ottocentesca della Chiesa di San Michele Arcangelo. Se volete indugiare sul Golfo di Policastro, salite sul belvedere di Passo la Colla. Le specialità del borgo sono il pane ( il pane di Trecchina è assolutamente da non perdere) , i dolci di pasta di noci e il gelato al gusto di castagna.
Infine, eccola siamo arrivati al mare, a Maratea. Piazzette, vicoli e balconi fioriti. Il blu profondo del mare e il verde selvaggio che macchia l’entroterra. Il Sunday Times ha inserito Maratea nella classifica delle dieci perle nascoste d’Europa (2003). In alto ci sono il belvedere e la statua del Cristo Redentore. Sotto spuntano il borgo medievale, il porticciolo turistico, cale e spiaggette deliziose a tu per tu con il Tirreno. Il film si apre con un primo piano della Statua del Cristo Redentore, innalzata nel 1965, che ricorda, per dimensioni e forma, quella di Rio de Janeiro. Si trova sulla cima della montagna di San Biagio, di fronte al santuario di San Biagio, accanto ai ruderi di un antico castello. Di fronte un suggestivo affaccio sul Golfo di Policastro.
Cosa non dovete assolutamente perdervi:
Non si può andare in Basilicata senza assaggiare i peperoni cruschi ( fatti essiccare al sole e poi fritti in olio bollente per risultare croccanti), la capriata lucana, zuppa di legumi per eccellenza; gli strascinati con ricotta e salsiccia; le sarde arraganate, condite con origano e mollica di pane; i gnummareddi, gustosi involtini a base di interiora di capretto; la cialledda materana; la soppressata di Rivello; le carni del suino nero di Tricarico; la succitata salsiccia a catena di Cancellara, l’agnello alla lucana. I prodotti tipici comprendono anche il caciocavallo podolico, il Canastrato di Moliterno, il pane di Matera IGP, i crosti con origano e miele e la rafanata, una frittata cotta alla brace. Per finire, le fragole di Policoro sono rinomate per il loro sapore zuccherino, come tutta la frutta della Piana di Metaponto, chiamata anche la California del Sud.
Il Vino: sicuramente un calice di Aglianico, da bere magari su una terrazza vista mare.
Chi vuole fare il pieno di adrenalina non può non provare “volo dell’angelo “. Lo scenario è quello delle Dolomiti Lucane (così dette perché ricordano le famose montagne trentine, pur con un’altezza di soli mille metri) dove lungo un cavo d’acciaio, sospesi nel vuoto a 110 metri di altezza, tra Castelmezzano e Pietrapertosa (qui si trova il primo Albergo Diffuso della Regione, Le Costellazioni, composto da 13 abitazioni, dalla tipica casa contadina al vecchio locale della Posta), si viene trascinati dal peso del proprio corpo, per un tragitto di 1550 metri (un record di lunghezza in tutta Europa) e a una velocità che può sfiorare i 120 km orari.
I due paesi, entrambi tra i Borghi più Belli d’Italia, sono collegati anche dal percorso delle “Sette Pietre” che recupera un antico sentiero contadino, per due chilometri, e trae ispirazione dai racconti tramandati oralmente su cui si fonda il libro Vito Ballava con le streghe di Mimmo Sammartino. Così, lungo il vecchio tratturo, si può godere di una “passeggiata letteraria” in compagnia di “totem parlanti” che interpretano alcuni brani del romanzo, con le parole incise sulla pietra e scoprire sette installazioni artistiche che s’ispirano all’immaginario popolare. E si sta lavorando ad un progetto per la realizzazione della “via ferrata” fra le rocce, un percorso avventura tra i due paesi fatto di arrampicate e ponti sospesi.
Per chi volesse vivere un rapporto ravvicinato con la natura, il Parco Naturale Gallipoli Cognato è un concentrato di vertiginosi strapiombi e strette gole scavate dai corsi d’acqua che lo attraversano (in primis il Basento) e anche una meta privilegiata per il birdwatching. Qui i più fortunati potranno ammirare la rarissima cicogna nera che solca il cielo in lenti giri e che qui ha trovato il suo habitat naturale. Qua e là potrà anche capitare di scorgere “le sontuose mucche podoliche”, tipiche della zona e progenitrici di tutte le altre razze italiane.
“La Basilicata esiste, è un po’ come il concetto di Dio, ci credi o non ci credi”
Rocco Papaleo alias Nicola Palmieri
Calabria
Siamo abituati a pensare alla Calabria come meta estiva ma il territorio offre splendide opportunità di vita outdoor, trekking, sentieri, terme, storia e archeologia. E poi certo con gli oltre 800 km di costa è un paradiso per tutti gli amanti del mare.
Il film da cui prendere spunto per un itinerario è Padre Nostro con Pierfrancesco Favino
Durante un’estate nei difficili anni di piombo (siamo alla fine degli anni Settanta) due ragazzini, Valerio e Christian, scoprono la violenza degli adulti e la forza dell’amicizia. È questa per sommi capi la trama del film ispirato ad un fatto di cronaca vera. I luoghi delle riprese sono stati la Sila, a Lorica e presso il Lago Arvo, la costa tirrenica, a Scilla e Palmi e la costa ionica, tra Camini, Riace e il Castello San Fili a Stignano.
Ho voluto aggiungere la zona dei giganti della Sila e Taverna , Tropea, Bova, Gerace, Stilo e Isola di Capo Rizzuto.
L’itinerario parte e arriva a Crotone con 1 nt nella Sila al lago Arvo e nel paesino di Lorica. La visita ai Giganti della Sila vi toglierà il fiato una riserva naturale che racchiude grandissimi esemplari di pini larici, una varietà di pino che in Italia cresce solo in Calabria e Sicilia, e che qui in Sila ha la sua estensione massima. L’albero è diffuso in tutta la Sila, ma questa area protetta racchiude 58 grandi esemplari che arrivano ad altezze oltre i 46 metri!
Si scende verso Palmi passando per Tropea, secondo la leggenda fondata da Ercole, che sorge su un alto promontorio di tufo affacciato sul Mar Tirreno. Da qui è possibile raggiungere le isole Eolie o semplicemente prenotare un mini tour.
Si arriva a Palmi, edificata su un ingegnoso sistema di terrazzamenti è ricca di storia e bellezze naturali. Abitata già nell’età del bronzo, come testimoniano i ritrovamenti nelle numerose grotte che caratterizzano il territorio circostante, Palmi sorge sulle rovine della mitica città di Taureana, distrutta dai pirati saraceni nel 951 d.c. Ciclicamente martoriata da terremoti e calamità naturali e sempre ricostruita dai suoi operosi abitanti, la città presenta oggi una struttura unica nel suo genere, composta da terrazzamenti da cui si gode di un panorama eccezionale sullo Stretto di Messina, posti ad altezze diverse e collegati tra di loro da falesie, scogliere e piccole spiagge. La costa si stende a partire da Capo Barbi, primo baluardo della Costa Viola, e abbraccia Punta Motta, baia della Marinella e la baia della Tonnara, costellate da grotte marine e costiere, spiagge adatte a tutte le esigenze e scogli imponenti, che si stagliano sulle acque cristalline. La spiaggia davvero imperdibile di questo tratto di costa è però, senza alcun dubbio, la spiaggia della Tonnara, ubicata nell’omonima baia così denominata a causa dell’antica costruzione utilizzata un tempo dagli abitanti del luogo per lo stoccaggio e la trasformazione degli splendidi tonni catturati al largo di questa bellissima costiera, che può contare su quasi 2 km di sabbia candida e mare cristallino incorniciati dagli scogli Agliastro a sud e dai resti di un’antichissima scogliera a nord.
Il complesso degli scogli Agliastro è uno spettacolo unico al mondo: una serie di isolette rocciose distaccate dalla fine sabbia bianca della spiaggia, tra cui spicca lo scoglio dell’ulivo, un’aspra roccia modellata dalle onde del Tirreno su cui svetta da oltre 400 anni, solitario come un guardiano, un albero di ulivo.
Questa splendida baia, perfetta tanto per gli amanti delle immersioni e dello snorkeling quanto per chi ama i semplici piaceri delle spiagge come il sole e i bagni rinfrescanti, è posta proprio davanti al bastione montuoso del Sant’Elia, che qui assume la forma di un leone addormentato. Nelle sue prossimità si trova anche un porticciolo dedicato a turisti e pescatori: qui è possibile comprare direttamente dalle barche del pesce freschissimo oppure organizzare una gita in barca tra grotte, scogliere e meravigliose spiaggette nascoste. Vicino alla spiaggia della Tonnara si trova anche la spiaggia di Pietrenere-Scinà, che prende il nome dai rioni posti nelle sue prossimità. Molto suggestivo lo scoglio Trachini, posto di fronte l’omonima spiaggia raggiungibile solo via mare, e la Pietra Galera.
Non dimentichiamoci la gastronomia! La gastronomia palmitana si allinea a quella della provincia di Reggio Calabria, ma presenta in alcuni casi una rielaborazione di sapori e pietanze che tende ai gusti agrodolci come quello del salmoriglio, che qui viene preparato in un modo tutto particolare ed è un elemento fondamentale per molte ricette di pesce. Tra i piatti di pesce più gustosi di questo stupendo borgo – oltre al pesce spada, per la cui pesca questa zona è famosa – spicca la Cernia al pomodoro piccante, preparata rigorosamente coi peperoncini calabresi, le cipolle di tropea e i gustosissimi pomodorini figli di queste terre. I palati che preferiscono la carne gradiranno senza ombra di dubbio i maccheroni alla pastora, che sposano la corposa salsiccia della zona col gusto delicato della ricotta e quello pungente del pecorino, mentre i vegetariani si scialeranno con le melanzane ripiene alla calabrese.
(descrizione dal portale Turismo Reggio Calabria)
La città che visiteremo oggi è Scilla, tra storia e mito. Lo stretto specchio di mare che separa la costa calabra da quella siciliana è teatro delle gesta di Ulisse e la leggenda di Scilla che da bellissima Ninfa fu trasformata in mostro dalla maga Circe e Cariddi anch’essa trasformata in un essere spaventoso. Un tuffo nella storia è assicurato dalla visita del Castello Ruffo, posto sulla cima della scogliera che separa Chianalea da Marina Grande, è un luogo che regala un panorama di impareggiabile bellezza. La fortezza, inoltre, ospita Scilla Jazz Festival, evento di grande caratura artistica e culturale.
Imperdibili, inoltre, sono le esperienze di tipo naturalistico come quelle che è possibile vivere a Punta Pacì, località dalle acque limpidissime e dai fondali alti, ricchi di flora e di fauna, ideali per gli appassionati di diving e immersioni. I più temerari possono spingersi fino a Cala delle Rondini; zona isolata e di difficile accesso, custodisce un ambiente paradisiaco e incontaminato. Poco più a nord, ideale per famiglie, è la spiaggia di Favazzina caratterizzata da sabbia fine e bassi fondali. E per riscoprire il volto più antico e selvaggio del territorio, una tappa obbligata è quella delle Grotte di Tremusa, di origine carsica e rivestite di fossili marini.
Le 2 notti a Scilla sono terminate e si parte per Riace con una tappa a Bova e a Gerace
La cittadina ha origini molto antiche e secondo la leggenda fu fondata da una regina greca che, sbarcata lungo la costa, sarebbe risalita verso l’interno e fissato la sua residenza sulla cima del colle di Bova, presumibilmente entro le rocche dell’antico castello. Le opere più rinomate sono la Cattedrale, il castello Normanno ridotto ormai a rudere e la sua Torre posta a controllo di una delle quattro torri che permette l’accesso al paese, tra i vicoli palazzi gentilizi e chiese testimonianza della cultura religiosa del luogo. Caratteristica peculiare di Bova è la persistenza della lingua greca (una forma dialettale che ha notevoli somiglianze con i dialetti di Creta e Cipro), fatto che, assieme agli altri borghi della Bovesìa (Gallicianò e Roccaforte ad esempio), rende questi luoghi patrimonio dell’umanità da salvaguardare.
E a Gerace. Considerato un baluardo bizantino dell’area metropolitana di Reggio Calabria, ha conservato quasi intatta la sua struttura medievale. Nel centro storico, infatti, si possono ammirare ancora i resti della fortezza con la quale era protetto dalle invasioni esterne e alla quale si poteva accedere grazie a delle porte urbiche e attraverso un ponte levatoio, oggi crollato. E anche le strade interne, particolari e uniche nel loro lastricato con pietra viva disposta a “cozzo” – verticalmente – erano state così ideate per frenare il moto impetuoso dell’acqua piovana, grazie ad una angolazione che ne consentiva lo scolo, ma allo stesso tempo attraversabili dagli zoccoli dei cavalli. Gli scorci e i panorami che si possono ammirare da Gerace la rendono una meta frequentata sia da turisti che da gente dei paesi limitrofi. La Porta del Sole, una delle antiche porte urbiche del borgo, è il più gettonato, con l’affaccio unico sulla vallata sottostante e sul mar Ionio.
Molte quindi le rassegne e i festival che si svolgono qui durante tutto l’anno. Una delle manifestazioni più importanti è “Il Borgo incantato”, prima rassegna in Calabria che celebra l’arte di strada. Dal 1999 e con grande successo ogni estate, a fine luglio, le strade sono invase da giocolieri, musicisti, band itineranti, funamboli, trampolieri, clown, mangiafuoco, mimi, maghi e prestigiatori provenienti da tutto il mondo. Ma non è solo divertimento perchè tutta questa festa è un ottimo modo per riscoprire la città medievale e i suoi sapori, grazie a numerose degustazioni. Un percorso guidato porta i visitatori lungo i vicoli dell’antico borgo, alla scoperta di chiese, palazzi e piazze, luogo in cui si svolgono gli eventi: le piazze del Tocco, delle Tre Chiese e della Cattedrale.
In serata arriviamo a Riace. Il centro storico si trova a qualche chilometro dalla parte balneare, in una posizione più interna alla valle dello Stilaro e dell’Allaro che ha consentito agli abitanti, in tempi antichi, di difendersi dalle sanguinose scorribande dei pirati saraceni, tanto frequenti in queste zone. Il borgo, cinto da mura e munito di tre imponenti porte d’accesso che oggi sono ancora in piedi, è ricco di antiche case nobiliari dagli imponenti portali di pietra e si sviluppa tutto intorno alla piazza Vittorio Emanuele su cui sorge la chiesa matrice, come vuole la tradizione architettonica medievale. Tra le sue viuzze e i vicoletti pittoreschi è un trionfo di colori e profumi invitanti, frutto di secoli di accoglienza e mescolanza tra culture mediterranee che, nei momenti di difficoltà, hanno saputo fare dell’integrazione la loro forza. Le strette viuzze si alternano ad ampi spazi lastricati e digradano fino alla zona marina, dall’impianto più moderno e accogliente per la massiccia mole di turisti che affollano la spiaggia chilometrica e lo splendido lungomare attrezzato.
Parlando di Riace, non si possono non nominare i Bronzi di Riace, che si possono ammirare al Museo archeologico di Reggio Calabria, tra le sculture più note d’Italia. Guardare i loro occhi d’avorio è un’emozione unica… da soli meritano il viaggio.
Abbiamo un’intera giornata per visitare Stilo, Camini e Stignano. Stilo è rimasto immutato nel tempo e ha mantenuto un’identità architettonica medievale: ne sono esempi di rara bellezza la Cattolica e l’impianto del borgo stesso, una vera e propria opera d’arte a cielo aperto. Si tratta di una chiesa a pianta quadrata e a croce greca, con tre absidi e soprattutto con cinque cupolette che ne hanno fatto la fortuna. Dal paesaggio circostante agli antichi edifici ancora ricoperti delle tradizionali tegole, passando per le chiese del paese i cui mattoni trasudano storia, Stilo vi rapirà di vicolo in terrazza fino al maestoso belvedere della Cattolica, proteso verso un superbo panorama di tetti antichi e boschi misteriosi da cui occhieggiano splendide testimonianze bizantine del tempo che fu.
Camini offre al visitatore un contesto urbano immerso in un paesaggio tipicamente collinare, adagiato sul versante jonico e circondato dal verde di uliveti, vigneti, pini e castagni. Nel cuore del centro storico svetta “a Turri” (la Torre), edificio di pregio storico risalente al XVI secolo a cui si affiancano, in località Ellera, altre due torri: Placarite e Vedera.
Il centro storico di Stignano sorge aggrappato a uno sperone di roccia ai cui piedi scorre una delle numerose fiumare che rinfrescano l’area della locride. Il borgo – la cui storia è legata a quella degli altri paesi bizantini dell’area, come testimonia un documento del 1121 – ha mantenuto l’impianto e le caratteristiche dei paesi medievali, così le casette apparentemente ammassate le une sulle altre sono collegate tra di loro da un reticolo di scale, archi, passaggi, viuzze e vicoletti. Le automobili qui sono un lusso non sempre utile, tanto sono strette queste stradine che si alternano ad archi, gradoni e terrazzamenti che uniscono tra loro palazzotti, casupole modeste e veri e propri gioielli architettonici barocchi, dalle facciate decorate e i portali imponenti. Tra questi vicoli trascorse la sua infanzia Tommaso Campanella, come testimoniano una targa apposta sulle mura di quella che fu la sua casa natale e un monumento in suo onore in piazza Forzio, splendido belvedere che dà sulle meraviglie della costa dei gelsomini. Poco più su, il Convento di Sant’Antonio di Padova e la relativa Chiesa, risalenti al XVII secolo, con il piccolo, meraviglioso giardino all’interno del chiostro.
Spostandosi verso la zona marina, si possono scorgere le suggestive rovine del Castello di San Fili e la relativa torre d’avvistamento, edificati l’uno nel ‘700 e l’altra nel ‘500 per proteggere gli abitanti della zona dagli invasori saraceni che arrivavano dal mare. Infine, la zona balneare di Stignano, ariosa e attrezzata per il crescente flusso turistico estivo, offre una superba spiaggia candida che si fonde con fresche acque cristalline perfette per le immersioni verso un fondale stupendo, popolato da una fauna marina variegata e da misteriosi tesori archeologici ancora da scoprire.
Come degna conclusione al viaggio vi aspettano 34 chilometri di costa, in cui si alternano spiagge sabbiose, piccole calette nascoste, ma anche zone frastagliate con scogli e meravigliosi fondali tutti da scoprire.
Isola di Capo Rizzuto è ricca di reperti archeologici, testimonianza di un antico passato. Spostandosi nella località Capo Colonna si può visitare il parco archeologico che tra l’altro comprende alcuni resti murari di epoca greca sepolti dalle acque del mare. Qui le acque sono talmente trasparenti che non si farà fatica ad avvistare questi interessantissimi ritrovamenti!
Uno dei simboli di Isola di Capo Rizzuto, assolutamente da vedere, è il castello aragonese in località “Le Castella”.
Quest’antica struttura del XV secolo sorge in una posizione alquanto suggestiva; si erge infatti su di un isolotto proprio di fronte alla costa.
In realtà con la bassa marea è possibile raggiungere il castello camminando in uno stretto lembo di terra che con l’alta marea scompare per isolare totalmente l’antico maniero.
In anni recenti è stato completamente restaurato e reso visitabile, inoltre è stato scelto più volte come set per riprese cinematografiche e come ambientazione per vari spot pubblicitari, talmente è suggestivo il luogo in cui sorge!
La località Le Castella è anche una delle più rinomate zone di balneazione, infatti la spiaggia è particolarissima, assumendo uno stravagante colore sul rosso, e le acque sono splendide e pulitissime, ricche di pesci facilmente avvistabili. Un vero paradiso dove rilassarsi!
Sicilia
Quando sono arrivata a Scicli mi è sembrato di vedere un fermo-immagine. Le strade, i negozi, le chiese, tutto come visto attraverso gli occhi di Camilleri, mancava solo di vedere il commissario Montalbano al ristorante…
Il nostro itinerario tocca tutti i gioielli barocchi da Ibla a Scicli, Sampieri (con la fornace Penna, la Mannara), Donnalucata, il castello di Donnafugata e poi Modica e Vittoria e Noto. C’è però un posto dove tutti abbiamo pensato di svegliarci e di far colazione sulla terrazza che affaccia sulla spiaggia di Marinella… per trovare la casa del commissario però dobbiamo andare a Punta Secca e magari possiamo prenotare una camera al b&b Montalbano e iniziare da qui la nostra vacanza.
E così ricostruiamo Vigata visitando il commissariato che si trova all’interno del municipio di Scicli, cittadina patrimonio Unesco, in un palazzo di inizio Novecento costruito al posto di un monastero benedettino; nell’ufficio del sindaco troviamo la stanza del questore Bonetti Alderighi, oggi visitabile ad orari prestabiliti; in piazza Italia tra i palazzi Penna e Iacono si riconosce la sede della questura di Montelusa. Ma Vigata è anche a Ragusa Ibla, anch’essa patrimonio Unesco, che, come Scicli, è stata ricostruita in stile barocco dopo il terremoto del 1693. Nella cittadina, un labirinto di vicoli, scalinate e piazzette su cui si affacciano 42 chiese, vediamo spesso il commissario attraversare piazza Duomo, sullo sfondo la scalinata di San Giorgio, per raggiungere il bar di Vigata.
I piccoli borghi suggestivi raccontano tradizioni e culture millenarie. C’è un legame tra la struttura urbana e la natura circostante.
Un legame che passa anche attraverso il cibo. Espressione della storia e della cultura siciliana, la cucina in Montalbano è un altro degli elementi portanti dei racconti. L’elenco delle debolezze culinarie del commissario meriterebbe una trattazione a sé: a casa per opera della cuoca Adelina o alle osterie San Calogero e da Enzo, i piatti che tentano Montalbano sono tantissimi. Si passa dai celebri arancini che danno il titolo ad uno dei romanzi, alla pasta ‘ncasciata, le triglie fritte, i frutti di mare, i purpiteddri, la caponatina, le melanzane alla parmigiana e i peperoni arrosto, il caciocavallo stagionato passuluna e aulive, e tanta altra roba, con, dulcis in fundo, vassoi interi di cannoli siciliani che il commissario usa come merce di scambio per velocizzare i responsi delle autopsie del dottor Pasquano. La cosa straordinaria è che dovunque vi fermerete per mangiare farete fatica a non provare tutte le prelibatezze proposte.
Merita senz’altro una visita, Villa Fegotto, che è stata scelta nel tempo per ospitare numerosissimi set cinematografici e, anche per le riprese di alcuni episodi di Montalbano. La villa si trova nel comune di Chiaramonte Gulfi che è chiamato il balcone di Sicilia e a ragione vista la sua invidiabile posizione.
Proseguiamo il nostro viaggio e raggiungiamo Palazzolo Acreide che nacque come avamposto difensivo di Siracusa. La città di Palazzolo aveva, dunque, in piccolo, ciò che aveva Siracusa. Vi troviamo infatti un teatro greco, il bouleuterion (luogo dove si riuniva il Senato), le edicole votive, le latomie. Ricostruita, come Noto, dopo il terremoto, più a valle, diventa un fiore del barocco, la cui arte è oggi visibile nei palazzi e nelle chiese cittadine. Una nota a margine; la pasticceria è uno dei fiori all’occhiello di Palazzolo, una fermata è d’obbligo!
Raggiungiamo Noto, anch’essa ricostruita dopo il terremoto, è un museo barocco a cielo aperto, una lunga strada principale sulla quale si affacciano palazzi finemente decorati e chiese maestose.
E sulla via verso Marzamemi una sosta la merita senza dubbio la villa romana del Tellaro, con mosaici di incredibile bellezza.
La Riserva naturale di Vendìcari è uno dei luoghi protetti più visitati della Sicilia. Natura e storia s’intrecciano lungo la costa sud orientale della Sicilia, che da Noto va a Pachino, in questo lembo di terra strappato, intorno agli anni’70, allo scempio dell’abusivismo. Durante la passeggiata, lo sguardo s’imbatte nelle vestigia dell’antico passato di Vendicari che, per la sua posizione strategica al centro del Mediterraneo, fu uno dei più importanti porti mercantili, famosa per le saline e la conservazione del tonno come dimostra la Tonnara, la cui torre svetta solitaria al limitare estremo, tra mare e terra.
Importante centro arabo per la pesca del tonno, Marzamemi è oggi una delle più gettonate località turistiche dell’area del Val di Noto.
Le Saline, la Tonnara e le prime “casuzze arabe” risalgono al periodo arabo. L’attuale Marzamemi risale ufficialmente al 1752 quando, per input del Principe di Villadorata, furono realizzati il Palazzo, la loggia, la nuova tonnara e la chiesetta.
Ora quest’incantevole luogo è divenuto centro nevralgico della vita notturna che si trascorre a Pachino e dintorni.
Di Marzamemi colpiscono i colori, la luce, il mare, gli azzurri. Colpisce la piazzetta coi localetti affacciati sul borgo, e la tranquilla intimità di certe sere, lontano dall’affollata calca che d’estate tramuta questo piccolo borgo in un palcoscenico naturale.
Se avete più tempo vi suggerisco di dedicare un’intera giornata alla Riserva Cavagrande del Cassibile
La Riserva si trova fra i Comuni di Noto, Avola e Siracusa. E’ un complesso di rocce di tenero calcare, situate nel basso altipiano ibleo scavate dal fiume Cassibile, che per azione di erosione hanno formato nel tempo delle vallate scoscese chiamate “cave”. Una delle più spettacolari è appunto la Cava Grande attraversata dal fiume Cassibile. Lunga 10 Km e profonda 250 metri, fu in epoca paleolitica sede di insediamenti abitati ed è considerato il più grande canyon naturale d’Europa.
E un’altra giornata per Siracusa con la visita della magnifica Ortigia, che rimane sospesa tra storia e realtà.
(Photo credit:Quality Group)
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