La Magia in un dipinto
Oggi vi parlo di un luogo sperduto e per questo magico. Monet ne rimase affascinato e non è difficile capirne il perché.
A Belle-Île, con le caratteristiche casette dei pescatori dalle persiane color pastello, le gite in bicicletta, le uscite in mare con i marinai del posto, la sfida alle onde con la tavola da surf, le abbuffate di ostriche, i picnic sulle spiagge bianche, tutto sembra dipinto. Grazie al clima che regala temperature mediterranee, e l’acqua, mitigata dalle correnti tiepide del golfo di Morbihan, che raggiunge i 21 gradi contro i 18 della terraferma, non sembra davvero di essere in Bretagna.
Al venerdì sera la banchina di Le Palais, il piccolo capoluogo, si anima all’arrivo da Quiberon degli habitué del fine settimana. Come nel passato, quando l’isola era un grande deposito della Compagnia delle Indie e qui sbarcavano Claude Monet (che dipinse ben 39 tele), Jacques Prévert, incantato dalle storie di grandi battute di pesca, Flaubert e Sarah Bernhardt. L’attrice, arrivata nel 1894, raggiungeva la punta des Poulains,e dal belvedere amava ammirare il tramonto. A pochi passi dal porto, nell’acqua limpida dell’Oceano, si specchia la seicentesca Cittadella, una delle fortezze capolavoro del maresciallo Vauban, voluta da Fouquet, sovrintendente alle finanze sotto il Re Sole, e proprietario dell’isola. Oggi ospita il Musée Historique, dove sono conservati quadri, carte nautiche, manoscritti. E un albergo, la Citadelle Vauban, con camere sontuose a picco sull’Atlantico.
Ogni estate le mura austere sono la location del Lyrique-en-Mer, l’importante festival che vede esibirsi orchestre prestigiose. Quest’anno le note dell’Elisir d’Amore di Donizetti attraverseranno il porticciolo, risuonando tra le vecchie case in riva al mare, illuminate dalla luna (dal 1 al 18 agosto). La silhouette dell’Hôtel du Phare che si spinge verso il cielo azzurro, cartolina dell’isola, annuncia Sauzon, affacciato su un fiordo lungo due chilometri e, alle spalle, la collina ricoperta di eriche e ginestre. Al caffè dell’hotel, Sarah Bernhardt e Prévert passavano ore a chiacchierare con i pescatori. A pochi metri, con la bassa marea, i pescherecci sono appoggiati come cetacei addormentati sul fondo marino.
Le case in riva al mare, bianche, ocra e grigie, dominate dalla chiesa dedicata a Saint-Nicolas, protettore dei marinai, sono diventate le dimore dei nuovi coloni o maison d’hôtes come La Touline, aperta da una gallerista d’arte e da un antiquario. Ogni giorno sul molo di Sauzon la flotta di pescatori scarica cassette colme di gamberi, branzini, cappesante. Ingredienti dei piatti fantasiosi da consumare ai tavoli del Café de la Cale, con la grande terrazza protesa sul porto, davanti al viavai delle barche, dove ci si incontra all’ora dell’aperitivo per un pastis o un kyr royal. Altro indirizzo doc, Le Contre-Quai, dove gustare la granseola sul letto di alghe, accompagnata da ottimi Sancerre e Chablis.
Poco distante, Roz Avel è il più antico ristorante dell’isola, piatti a base di prodotti di mare e di terra. Nel vivace capoluogo, si passeggia lungo l’avenue Carnot fino alla chiesa, tra bancarelle zeppe di gourmandise locali, boutique di decorazione e di moda isolana. Proseguendo verso i bastioni, vale una sosta Liber and Co, caffè libreria e chambre d’hôtes arredato come una dimora d’altri tempi. Non lontano, su un’altura, si può dormire nell’ottocentesco Château Bordeneo. Oltrepassato il portale coperto di glicine, si raggiungono cinque camere, tre delle quali battezzate con i nomi della flora dell’isola, Peonia, Cedro, Eucalipto, il salone biblioteca con camino, la piscina coperta, dai tocchi orientaleggianti, con mosaici e lampade marocchine nell’antica sala d’armi.
Le Palais è l’avamposto per scoprire l’isola, lunga 20 chilometri e larga al massimo 9. In auto, o meglio ancora in bici, si percorre la strada che raggiunge borghi come lo sperduto Locmaria, a sud. Attorno, cascate di ortensie, distese di ginestre, aloe, cavalli liberi, spiagge dalle sfumature infinite, dal bianco crema di Grandes Sables, al biondo dorato di Donnant, al grigio di Kouar Huede. Spettacolare la posizione di Le Grand Large, hotel a due passi dalle Aiguilles de Port-Coton, le celebri rocce aguzze che emergono dall’oceano come piramidi, dipinte da Monet. Lì vicino, un lungo edificio bianco con tetto in ardesia connota Le Castel Clara, famoso per la talassoterapia, la spa e le cenette a lume di candela in terrazza, un luogo dalla bellezza delicata e con un atmosfera davvero romantica.
A pochi chilometri, nelle vicinanze del borgo di Bangor, La Désirade è un delizioso hotel di campagna con casette rosa intorno alla piscina. I solitari si spingono fino alla punta di Poulains, all’estremo nord di Belle-Île, con gli alberi scolpiti dal vento e i salvagente con 50 metri di cima da gettare ai superstiti dei naufragi, installati dai Sauveteurs en Mer, i veri eroi isolani. È un luogo pieno di insidie che regala però tramonti caraibici, dove si scopre Villa Lysiane, la casa di Sarah Bernhardt, cenacolo di artisti, dopo la sua morte trasformata in museo. Pieno di ricordi della vita della diva, attualmente è proprietà del Conservatoire du Littoral. Il faro è accessibile solo con la bassa marea, quando, come a un appuntamento, isolani e turisti arrivano ognuno con secchio, scalpello e limoni. Per consumare la più saporita delle colazioni a base di ostriche, sotto il cielo striato di bagliori azzurri.
Se non è magia questo non so davvero cosa possa esserlo!
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